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Arti

Paolo Bernucci

La passione per la simbologia e la semantica è nata all'Accademia di Belle Arti di Bologna dove Paolo ha appreso il grande linguaggio dei codici. Al disegno affianca un percorso logico che suscita intuizioni successive.

E' consapevole che la sua produzione è influenzata dal lavoro di grafico pubblicitario che ha esercitato per oltre trent'anni e pensa che ciò abbia spesso limitato la sua espressività ma non si può certo tralasciare l'enorme bagaglio culturale che ha assimilato in quegli anni nei quali si è anche prodigato, tra l'altro, anche come illustratore naturalistico. Nonostante gli impegni professionali come graphic designer e successivamente insegnante di progettazione e computer grafica non ha mai tralasciato le sue ricerche mirate all'evoluzione stilistica personale.

Da alcuni anni, mentre intraprendeva un progetto partendo dalle caricature di grandi chitarristi, comprendeva che il perno della sua ricerca era comunque l'ironia: da qui lo spunto che lo ha portato a creare dipinti finemente elaborati abitati da piccoli personaggi modulari alla Mordillo: metafore della vita con titoli dall'interpretazione " aperta " che evidenziano la sua raffinata arguzia.

Tra i suoi progetti compare anche l'idea di una serie di ritratti " modulari " ad olio raffiguranti i volti di personaggi noti o sconosciuti ripresi tutti con la stessa prospettiva impreziositi con frasi " improbabili " espresse dagli stessi personaggi. Da buon iperrealista Paolo esprime la necessità di " vedere chiaro " e nel suo tentativo di interpretare la realtà ne offre una riproduzione dai contorni e dai particolari molto definiti risolvendo spesso in bianco e nero la definizione dei rapporti cromatici. E' in grado di offrire un mondo isolato nella sua immobile purezza, fissato nei minimi dettagli attraverso un uso esasperato della tecnica artistica.

Servendosi dell'originale fotografico raggiunge l'effetto delle cose vere, tendendo però a cancellare l'espressione pittoriche e l'interpretazione del pittore, esaltando così il lato tecnico trasformando l'artista in una macchina che esegue dipinti perfetti. Come Chuck Close Paolo è partito dalla fotografia per poi arrivare, in un continuum personale ad una tecnica che ricorda molto il puntinismo.

Dal puntinismo al puntinato il passo è breve: usando pennini di spessore diverso Paolo ha riproposto con questa tecnica alcuni dei suoi soggetti favoriti come volti di personaggi famosi o figure zoomorfe. Spettacolare……

Francesca Ottaviani

 

 Il dossier  Bernucci

Il soggetto identificato come Paolo Bernucci pare nato a Beirut all'alba di una afosa mattina di maggio del 1958 dove la madre avrebbe seguito, dall'Italia, il marito orchestrale in tournée. Già durante l'infanzia si dice maturi una forte inclinazione per il disegno; la prima parola che pronuncia pare sia "Caran d'Ache". Adolescente nei primi anni settanta viene indicato studente di liceo scientifico dove pare maturare una rarissima forma allergica alla matematica di cui sono tuttora documentati solo rarissimi casi in Europa. Si dice gli giovi un breve periodo di "fool immersion" nella pittura ad olio scoperta grazie all'iperrealista reggiano Michele Taricco amico di famiglia. Il metodo scientifico di indagine, incontrato al liceo, lo porterebbe ad interessarsi all'arte concettuale durante gli studi compiuti  all'Accademia di Belle Arti di Bologna. L'attenta analisi del periodo di studi accademici dimostrerebbe però come il soggetto erroneamente indicato come Paolo Bernucci altri non sia che un'astrazione nata dall'erroneo convincimento che la copiosa mole di illustrazioni a lui attribuite rechi elementi di riconoscimento riconducibili alla mano di un' unico esecutore. Musicista dilettante (però evoluto n.d.a.) si dice attinga spesso dall' universo musicale linfa per le sue "idee in forma" (talvolta erroneamente interpretate come illustrazioni palestrate) come documenterebbe la nutrita serie di ritratti di musicisti o di strumenti musicali.

Durante gli anni formativi in Accademia, pare comprenda ben presto che tentare di riprodurre la realtà attraverso l'arte risulti impresa illusoria quanto la ricerca del Santo Graal. Per un paio di decenni risulterebbe dedito ad un'alimentazione esclusivamente a base di fumetti: Disney in primis, poi Jacovitti, Schultz, Goscinny & Uderzo, etc..
Successivamente onnivoro scopre Iperrealismo ed arte concettuale. L' inatteso incontro con la pipa di Magritte e le autodemolizioni di John Salt paiono minarne in maniera indelebile il già precario l'equilibrio psichico. Dopo quasi tre decenni vissuti sotto le celate spoglie di illustratore&graficopubblicitario pare ne siano stati effettuati recentemente sporadici avvistamenti nei vasti territori della ricerca artistica, ma non esistono ancora a tutt'oggi testimonianze attendibili.

Centro studi e Ricerche NYBF&LIIFDPB (Nessie, Yeti, Big Foot e le Idee In Forma di Paolo Bernucci)
Note aggiornate al 30 aprile 2012