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Arti

LE RIFLESSIONI DI PAOLO BERNUCCI
 
Interpreto, quindi sono.
Rimini - 30 aprile 2012
Dopo aver "prestato la mano" come freelancer per circa trent' anni alla realizzazione di immagini pubblicitarie, spesso improbabili sia nella forma che nel contenuto, è arrivata inevitabilmente la crisi di rigetto.
Sono nato sotto il segno del toro, ma l'ascendente bue ha frenato per diversi anni la taurina turbolenza interiore che mi portava a cercare, nell' immagine pubblicitaria, quello che era altrove.
Ho impiegato anni a comprendere che arte e comunicazione commerciale si muovono su piani distinti.
Se l'arte può, talvolta, essere presente nella comunicazione pubblicitaria non è da ricercare nel singolo comunicato, ma nella pubblicità stessa che è in grado di mettere in moto fantasia ed immaginazione, attraverso il proprio linguaggio, come ogni altra forma d'arte.
Non ho mai creduto che il fine dell'arte (se ce n'è uno..) sia il vano tentativo di riprodurre la realtà; se così fosse Dolly (la pecora clonata) vanterebbe credenziali ben più importanti della Gioconda.
Gli artisti hanno sempre "interpretato" quello che hanno raffigurato in base alla propria personalità, alla collocazione geografica, culturale, storica etc. Le avanguardie artistiche tra '800 e '900 hanno fatto di questo concetto il proprio cavallo di battaglia, ma se ci accostiamo alla storia dell'arte con attenzione ci accorgeremo che, sin dall'antichità, ogni artista ha presentato sempre e solo il proprio modo di "vedere" e di conseguenza di interpretare.


Impara l'arte e mettila da qualche parte
Rimini - 25 maggio 2012
Verso la fine degli anni settanta scoprii l'arte concettuale grazie al mio insegnante di Storia dell'Arte all' Accademia di Belle Arti di Bologna (Adriano Bacillieri n.d.a.). In quel periodo ero completamente assorbito dall'Iperrealismo e per diverso tempo non riuscii ad individuare punti di contatto tra questi due movimenti. Ero affascinato dalla incredibile perizia tecnica dei grandi Iperrealisti americani, ma, mentre Chuck Close sfornava i suoi megaritratti "più veri del vero" e John Salt documentava iperrealisticamente "l'all things must pass", di harrisoniana memoria, nelle grandi autodemolizioni della provincia americana, iniziavo a percepire che dietro quelle immagini strabilianti c'era altro. E altro c'era davvero.
La loro capacità di spingersi "oltre il vero" non era altro in realtà che voler smascherare il bluff; pareva volessero affermare che per quanto fosse certosino il lavoro del pittore nella riproduzione dei dettagli, sempre di riproduzione si trattava; il vero restava vero; il quadro mai.
E così le cromature delle Harley Davidson, i cristalli o le insegne al neon diventavano pretesti.
Nella ricerca concettuale "l'altro" dietro al visibile era invece manifesto e la cosa mi intrigava; il progetto ed il metodo di realizzazione che portavano al compimento di un lavoro, risultavano essere la parte fondamentale del lavoro, talvolta il lavoro stesso.
Per diversi anni la contaminazione delle due influenze nelle mie immagini sperimentali avvenne in modo inconscio, quando ne presi coscienza il corto circuito fu inevitabile. Riguardando i miei lavori degli anni ottanta mi accorgo che dietro ogni immagine che realizzavo c'era sempre un'idea che mi girava per la testa per giorni, settimane, talvolta addirittura mesi prima di riuscire a passare alla fase esecutiva che diventava poi, spesso, una semplice messa in opera.
Durante l'ultimo anno d'Accademia realizzai i ritratti, con segno volutamente iperreale, di due miei compagni di appartamento. Per farlo scelsi però di utilizzare matite a mina molto dura ottenendo un segno al limite della percezione spostando così l'attenzione dal soggetto rappresentato al procedimento che ne aveva determinato il risultato.
Sicuramente imboccai in quel momento quella che, ancora oggi, è la via maestra della mia ricerca che, molti anni dopo, sintetizzai nel payoff del mio marchio: "idee in forma".
Scoprire poi semiologia ed etologia fu il colpo di grazia.
Iniziai a spostare la mia ricerca verso la realizzazione di immagini che mettessero in discussione costantemente il significato di ogni mia immagine in una ininterrotta serie di testa coda interpretativi.
Un esempio: "Disappear" è il titolo che scelsi per una serie di illustrazioni di una pera realizzate con segno progressivamente sempre più leggero.
 
 
Ogni immagine si sviluppa dalla continua ricerca di equilibrio tra armonia e caos. Come la vita
27 maggio 2012
Un impagabile aiuto a procedere sul sentiero impervio della ricerca, senza perdere continuamente l'equilibrio, mi è stato copiosamente offerto da:
l' universo Disney, vaso di Pandora di ogni creativo
Laurel and Hardy tra i pochi che non mi stanco mai di ascoltare
i Beatles perché dopo niente è stato più lo stesso
Charles Schultz il bambino adulto che ci ha nutrito a noccioline per cinquant'anni esatti
Charles Aznavour traduzione letterale del verbo interpretare.
Woody Allen per aver rinegoziato il senso dell'ironia
Tullio Pericoli per i suoi impagabili ritratti da leggere
Jack Kerouac per aver dimostrato che la meta del viaggio talvolta è il viaggio stesso
Giotto, Leonardo, Michelangelo, Raffaello & Co perché senza di loro adesso sarei sicuramente altrove
Chuck Close & Co per aver reso irreale il reale attraverso l'iperreale
Gulliermo Mordillo & Jean Jaques Loup per i deliranti microcosmi 50x70
Buster Keaton per aver scambiato le maschere del teatro greco mantenendone intatto il valore
Filippo Brunelleschi per aver capito che la prospettiva c'era già, bastava vederla
Bach, Beethoven, Mozart & Vivaldi per gli irraggiungibili cromatismi in bianco & nero
Caravaggio inarrivabile kamikaze del chiaroscuro
Konrad Lorenz & Desmond Morris per la rivisitazione del concetto di autonomia, dall'imprinting in poi, nell'arte e oltre
Dustin Hoffman: uno dei tanti nessuno o centomila
Norman Rockwell per le mille Americhe su copertina patinata
Jesus Christ Superstar per aver dato voce all'ingenuo, ma diffuso, desiderio d'interpretare l'assoluto
Hyeronimus Bosch e Peter Bruegel fumettisti prima del fumetto
Felix the cat inimitabile pionieristico fumetto minimale
Dante (Alighieri.. chi altro?) per gli inarrivabili affreschi di parole
George Seurat ingegnere del colore
Paul Klee architetto del segno
Benito Jacovitti assorto dai salami all'olimpo del fumetto mondiale
Primo Levi tra i migliori ad aver convertito la cronaca in storia
Crosby, Stills, Nash & Young per aver dimostrato che 1+1+1+1 fa 1+1+1+1
Quino per aver dato una cugina a Charlie Brown
Edward Hopper che nemmeno con una Nikon avrebbe potuto fare di meglio
Goscinny & Uderzo per i fumetti che i genitori fanno finta di comperare per i figli
Frederick Remington per le tante Polaroid ad olio del Far West
una miriade di canzoni che mi hanno fatto espandere la mente senza controindicazioni e scoprire mille mondi in questo mondo
San Francesco per averci suggerito di osservare questo mondo con la giusta dose di stupore
Gesù Cristo per averglielo insegnato
e tutto ciò che mi ha aiutato a scoprire le innumerevoli potenzialità di ogni parola, di ogni immagine.??
 
 
Piccola integrazione
Rimini - 28 giugno 2012
Non posso non ricordare nella lista dei credits le inesauribili sfide, senza esclusione di colpi, tra Willie Coyote e Bip Bip, Tom e Jerry, Silvestro e Titti etc... Rispetto a quelle più tranquille dei personaggi Disney, prevedevano quasi sempre uno sconclusionato sadismo; il cattivo, però lungi dall'essere ammirato, al massimo muoveva a compassione ... Ma come faceva Willie Coyote a cadere in un canyon di 1.000 metri ed un secondo dopo  essersi sfracellato al suolo rincorrere nuovamente Bip Bip (imprendibile a prescindere) con un martello da 10 quintali materializzatosi dal nulla? Se non era realtà virtuale quella....
 
 
Post finale Europei di Calcio
Rimini - 2 luglio 2012
Lungi da me improvvisarmi commentatore sportivo risultando disinvolto come un grizzly a Murano... mi limito ad una breve annotazione sollecitato da una considerazione di un giornalista ascoltata poco fa che, commentando la batosta inflitta alla nostra nazionale dalla implacabile nazionale spagnola, il cronista definiva il calcio arma di distrazione di massa. Termine dejà vu, ma estremamente azzeccato. I concerti/evento, i Campionati vari di calcio, automobilismo motociclismo, i premi cinematografici con aliene stelle sfilanti sui red carpets etc. come vogliamo definirli? Non intendo dire che si possano considerare musica, sport o cinema solo vuoti contenitori luccicanti, ma l'inusitato business che gravita attorno ad essi ne ha ormai  confuso il reale significato ed è sempre più frequente riscontrare un'utenza offuscata dall' imbarazzante ridondanza di opportunità che gravitano attorno ad essi. Sul mio sussidiario delle medie ricordo un' immagine del Colosseo seguita dalla descrizione di cruenti combattimenti tra gladiatori e leoni o peggio tra leoni ed esseri inermi tenuti per il pubblico divertimento. Sono passati 2.000 anni e alle tensioni sociali che hanno sempre attraversato la storia si è spesso cercato di dare risposta fornendo palliativi: dai panem  et circenses, ai bomber da 14 milioni di €, ai 500 sms gratis... etc. Micidiali armi di distrazione di massa...
 
 
La pittrice di ... Neil Young
Rimini - 12 agosto 2012
Con questa riflessione sulla figura della pittrice, di sé stesso e dell'amore Neil Young apre il suo album Praire wind del 2005. Ottimo esempio di sintesi..
La pittrice?
La pittrice stette immobile
prima di iniziare il suo lavoro
si guardò attorno da tutte le parti
vide le immagini e le dipinse
prese i colori dall'aria
verde con verde
rosso con rosso
giallo con giallo nella luce
nero con nero
quando arriva la sera
blu con blu nella notte
È lunga la strada dietro me
ed è lunga la strada davanti a me
Se segui ogni sogno potresti perderti...
 
 
Lo scopo del viaggio talvolta è il viaggio stesso
Rimini 16 settembre 2012
Questa frase, già adottata in una riflessione precedente riferita all"On the road" di  Kerouac, trovo che interpreti bene anche il senso della ricerca creativa. Talvolta cercando di sondare nuovi territori ignoro quale sia la meta, ma "a fine percorso" scopro di avere fatto, lungo la strada, esperienze che risultano sufficienti a motivare il viaggio intrapreso.
 
 
La gestazione del creativo
Rimini 18 settembre 2012?
 
"A painter's got a canvas. The writer's got reams of empty paper. A musician has silence." (Un pittore ha una tela, lo scrittore una risma di carta bianca, un musicista il silenzio.)
Vagabondando su internet mi ha colpito questa considerazione di Keith Richards
(leggendario chitarrista dei Rolling Stones); concordo al cento per cento ed
aggiungo che talvolta mi capita di perdermi nel silenzio .. del foglio bianco.
 
 
La via della ricerca è l'arte del dubbio
Rimini 29 settembre 2012
"L’essenziale è invisibile agli occhi."
Antoine de Saint-Exupèry, da piccolo Principe
 
 
Natale..
Rimini 25 dicembre 2012
"Caro Babbo Natale,
quest’anno ho solo un desiderio; che Chiasso ritorni ad essere il nome di una ridente cittadina svizzera.
Troppi Decibel in circolazione..
Urlano gli improbabili imbonitori televisivi, le intercambiabili marionette della politica, gli assatanati tifosi di gare all’ultimo sangue, il vacuo gossip patinato, le invadenti notizie a tutti i costi. Urla persino il Natale “in promozione” e resta inudito il sussurro di chi chiede soccorso.
E allora, che l’anno nuovo porti silenzio. Anche a Chiasso.
Se ti sembra troppo, come non detto, ma davvero non mi serve altro.
Sinceri auguri.       
Babbo a Natale*
P.S.  *Molti mi assicurano  che non esisti; ma, da quando è nato mio figlio, il 24 dicembre, ogni anno in questo periodo provo una senzazione strana..."
 
 
Anno nuovo..
Rimini 1 gennaio 2013
Inizia un nuovo anno che può essere il migliore che ti sia capitato di vivere. Duemila..credici!
 
 
Amore a prima vista?
Rimini 22 gennaio 2013
Nell'arte, come in amore, il colpo di fulmine esiste; poi però devono subentrare conoscenza ed evoluzione del rapporto altrimenti si finisce per non capirsi...
  
 
Arte e democrazia
Rimini 2 febbraio 2013
Personalmente non ho mai considerato l'arte come terreno di scontro, credo altresì che proposte lontane e diverse dal proprio orizzonte offrano in ogni caso elementi di arricchimento. Per nessun motivo ritengo si debba delegittimare la ricerca di altri; e reputo inutile e pericoloso l'arrocco sulle proprie posizioni. Personalmente sto compiendo un percorso di ricerca, ma come potrei ignorare che contemporaneamente a me altri milioni di persone stanno facendo altrettanto? La disponibilità al confronto, il rispetto degli altri e la curiosità verso il diverso sono elementi di democrazia che ogni artista dovrebbe possedere.
  
 
Idee o tecnica?
Rimini 4 febbraio 2013
Cosa cerchiamo nell'arte; idee o tecnica? Non solo nelle più estreme applicazioni della ricerca nell'arte contemporanea, ma nelle opere d'arte in generale. Nella Gioconda Leonardo ha profuso solo tonnellate di tecnica magistrale o qualcos altro? La marcia trionfale dell'Aida ha impegnato Giuseppe Verdi solo a creare sapienti bilanciamenti di note? La Divina Commedia è solo una serie infinita di rime perfette o altro? Credo che le risposte risultino ovvie. Ogni artista mette, nelle proprie opere, qualcosa che va oltre la semplice perizia tecnica. Non bastano una Les Paul, un amplificatore a valvole ed anni passati a tentare di replicarne la tecnica per suonare come Clapton. Nessun corso di pittura, pennello o tubetto di colore sarà sufficiente a farci inventare,  non semplicemente replicare, la Gioconda. Verdi, prima di comporla, aveva già in mente l'Aida..
Se guardiamo alla storia dell'arte incontriamo un affinamento costante dei materiali e delle tecniche utilizzate dagli artisti, ma non sono sicuramente questi i principali responsabili della sua evoluzione. I colori progettati da Leonardo per il Cenacolo non hanno retto alla prova del tempo; l'idea di quell'affresco sicuramente sì...

 
Carnevale; mi travesto da artista?
Rimini 5 febbraio 2013
Attraverso la maschera si è tentato, praticamente da sempre, di celare la propria identità per diventare altro. Ogni anno arriva il Carnevale a ricordarcelo ed allora vediamo aggirarsi tra noi minacciosi Batman overweight, Zorro di tutte le taglie schermare senza avversari , fatine, che nessun incantesimo riesce a proteggere dai rigori dell'inverno, ammantate in cappotti di lana, sceriffi con Nike metallizzate ed astronauti in ciabatte, suore barbute,  indiani pallidi etc etc.. Osservando questa incredibile campionatura di esseri diversamente apparenti mi domando cosa spinga un geometra di Cuneo a trasformarsi in un guerriero vichingo od a vestire i panni di Marylin...
Perché l' essere sconfina in un nuovo apparire? Solo per il bisogno di dare voce ad aspetti della personalità oppressi dalla monotonia del quotidiano?
Ma, nel quotidiano, quando siamo veramente e quando appariamo soltanto?
Gaber se l'era già chiesto più di vent'anni fa; Socrate ancora prima.
Tutti i gadgets del nostro quotidiano (vestito, mestiere, auto, casa, hobbies etc etc) ci collocano ed attraverso essi finiamo spesso per recitare un ruolo. La maschera ci libera dal ruolo senza chiederci niente.
E l'artista? L'artista si rifugia in realtà virtuali dalle quali fa pervenire a noi frammenti di mondi alieni. Possiamo quindi pensare che la sola apparenza sia quindi il suo credo? Io penso esattamente il contrario.
Ogni artista, per quanto aliene possano apparire le sue opere, in esse non appare; è.
 
 
Elezioni politiche 2013
Rimini 25 febbraio 2013
Gli elettori italiani hanno potuto esprimere, democraticamente come sempre, il proprio punto di svista.
 
 
Rispetto al mare
Rimini 6 marzo 2013
Ogni volta che vedo il mare mi sembra di incontrarlo per la prima volta. Lascio vagare lo sguardo lungo l'orizzonte e provo sempre la stessa sensazione; lo spazio cambia dimensione e le distanze si dilatano. Nessuna peripezia architettonica riuscirà mai a rendere questa sensazione di vastità.
Mi sorprendo ad osservare la danza delle onde, ad ascoltare lo sciabordio dell'acqua e le grida dei gabbiani.
Mi perdo nel rosso del tramonto e nell'oro della luna.
Poi gradualmente le emozioni lasciano spazio ai pensieri.
Amare il mare è facile, ma l'amore implica soprattutto rispetto ed il rispetto non si alimenta solo a parole.
Il mare è parte di quella natura a cui continuiamo a mancare di rispetto, ma non c’è più tempo per autoassolversi, il suo futuro è nelle azioni di tutti, nessuno escluso.
Le petroliere che affondando vi riversano fiumi di petrolio sono la negazione del suo stesso futuro tanto quanto l’abitudine al dosaggio eccessivo dei detersivi; soltanto in misura differente.
Rispetto al mare, io sono qui.

 
Breve aforisma che vorrei aver scritto io..
Rimini 16 maggio 2013
Non arriveremo mai alla verità se ci limitiamo a quello che abbiamo già scoperto.
Gilberto di Tournai
 
 
Razzista? No, grazie!
Rimini 20 maggio 2013
Le mie matite colorate ogni giorno mi ricordano che il nero non è mai uguale al bianco.
Quale vantaggio se lo fosse?
È proprio la diversità a rendere unico ed indispensabile ogni colore.
Perchè negarlo?
 
 
Le regole
Rimini 5 ottobre 2013
Ignorare le regole non significa averle infrante.
 
 
Scenografia o sceneggiatura?
Rimini 10 gennaio 2014
Spesso di fronte ad un opera d'arte, trascurando le presunte tali, ci si può trovare in difficoltà a coglierne il significato. Si resta disorientati tra immagini, colori, dimensioni, forme, materiali e quant'altro. Talvolta si sarebbe tentati di individuare un qualche punto di riferimento ed immolarlo a responsabile del significato globale dell' intera opera. Quasi sempre però i dubbi persistono. Presto ci si rende conto che il nostro tentativo di emettere un verdetto definitivo su quanto credevamo di aver compreso fallisce ed i ma ed i perchè ritornano tutti a galla.
Per aiutarci in questa delicata operazione potremmo avvalerci di un piccolo parallelo con il cinema. In un film coesistono scenografia e sceneggiatura. Dietro al racconto di una serie di avvenimenti inanellati in sequenza, il regista "dichiara qualcosa". Ad esempio le crude scene di battaglia del film "Salvate il soldato Ryan" non sono ovviamente fini a sè stesse, ma documentano e fanno riflettere sulla realtà della guerra. Questo è compito della sceneggiatura; guidarci attraverso una serie di avvenimenti a comprendere "il significato" della storia che scorre sullo schermo, attraverso i quali il regista dichiara la propria posizione sull'argomento trattato. La scenografia serve invece a contestualizzare il discorso fornendo elementi che aiutino, ambientandola, la documentazione dei fatti e spesso lo fa in maniera inattesa. Non sono rare le ambientazioni che parrebbero aloggiare tutt'altri temi e che invece vengono appositamente utilizzate, proprio per la loro presunta estraneità alle vicende narrate, per creare colpi di scena di maggior impatto. Siamo preparati al serial killer che vagabonda nei vicoli bui dei bassifondi di Harlem, ma ci inquieta quando si aggira tra bambini che giocano in tranquilli quartieri residenziali in soleggiate giornate primaverili.
Allora, tornando all'opera che abbiamo di fronte, domandiamoci; "qual'é, in quello che sto osservando la scenografia e dove sta andando a parare la sceneggiatura?
Ignorare che un opera è sempre il frutto di un ipotesi che l'artista propone ci costringe a cercare in essa solo il rimando a cose "che sappiamo riconoscere" e si rivela quasi subito un tentativo insufficiente. Se accettiamo invece, senza preconcetti, l'idea che ogni opera ha una sua scenografia ed una sua sceneggiatura riusciamo a distinguere con più precisione, in quello che vadiamo,  ciò che l'artista "ha voluto dire" da ciò che pretenderemmo di "sentirci dire".
Il canestro di frutta di Caravaggio come la casa sulla cascata di Wright per non citare provocazioni più recenti sono entrambi "scenografie" di una sceneggiatura attraverso la quale entrambi gli autori hanno dichiarato qualcosa di ancora non detto da chi li aveva preceduti.
In conclusione, se uscendo dal cinema dopo aver assistito alla proiezione di "Via col vento" ricordiamo solo lo sguardo sornione di Clark Gable ma non ci siamo accorti che la governante di colore parlava come il selvaggio Venerdì... qualcosa ci è sicuramente sfuggito.

 
Vale più un pomodoro o un quadro?
Rimini 19 gennaio 2014
Mio suocero ha amato la campagna sin da bambino.
Un paio di giorni fa se n'è andato lasciandoci l'orto che ha curato per una vita, con impegno profondo e costante, dove nascevano copiosamente frutti e verdure eccezionali quali testimonianze della sua esperienza e conoscenza della difficile "vocazione" dell'ortolano.
Ora che lui non è più tra noi, io percepisco i frutti della terra, che ci ha offerto per anni, come la sua eredità.
Sono convinto che non sia mai esistita una grande differenza tra lui/ortolano e me/artista; il valore di entrambi viene valutato unicamente dalla qualità di quanto lasciamo "in eredità".
Le parole stanno a zero.
Questo pensiero mi accompagna in maniera costante ogni volta che mi trovo ad avviare un nuovo progetto cercando di non dimenticare mai che se il risultato non convince me sul momento, come potrebbe interessare a qualcuno in futuro?
Ciao Ippolito!
 
 
Io, Giotto e la neve..
Rimini 19 gennaio 2014
Ieri mattina ho vissuto un'esperienza inaspettata ed indimenticabile.
Ero in centro per commissioni e nevicava peggio che a Cortina. Per ingannare il tempo, in attesa di un appuntamento, sono entrato nel tempio Malatestiano, quello che per noi riminesi è semplicemente "il duomo".
Non c'era nessuno e mi sono concesso una visita rilassata alle varie cappelle. In ognuna di esse ho scoperto cose alle quali non avevo mai attribuito la dovuta attenzione. La perfezione degli onnipresenti elementi celebrativi di Sigismondo ed Isotta Malatesta, la serie dei delicati putti di Agostino di Duccio, l'affresco di Piero della Francesca che vede Sigismondo Malatesta in preghiera davanti a San Sigismondo e vari dipinti a cui non avevo mai attribuito la necessaria attenzione.
Terminato il percorso, indirizzandomi verso l'altare maggiore, mi sono trovato a tu per tu con il Crocefisso di Giotto. Il silenzio del tempio deserto amplificava la sensazione di non essere più al solo cospetto della enorme croce di legno a cui ero, da sempre, abituato.
Sfumavano i segni del tempo sul legno, sull'incarnato cinereo del Cristo agonizzante, sulla sproporzione degli arti deformati dal supplizio e sull'oro dell'aureola fondendosi in un tutt'uno. Io ero lì, da solo, di fronte ad una delle opere più importanti di sempre. Non solo dell'arte.
Ho percepito 700 anni di storia passare con la velocità del lampo. Mi ritornavano alla mente gli affreschi della cattedrale di Assisi, il "ritratto" di san Francesco, contemporaneo dell'artista, e mi sono reso conto di "guardare la storia". Solo allora ho iniziato ad ascoltare il genio di Giotto; quell'immagine per la prima volta mi parlava. Ogni elemento presente in essa veniva in superficie, svelava la sua identità rispetto all'intera opera, all'artista, al suo ed al mio tempo. E le cose che sentivo dire erano le stesse che ho ritrovato in ogni opera d'arte che ho incontrato.
"L'essere artista è un dono, ma l'opera trascende l'artista che l'ha generata e diventa una pietra del selciato su cui si snoda il lungo percorso della storia dell'umanità."
Uscito dalla chiesa mi sono sentito come un bambino che aveva appena ricevuto un regalo e mi sono goduto fino in fondo la nevicata che ancora impazzava.
 
 
Giornalista, romanziere o poeta?
12 febbraio 2014
L'artista non blocca li tempo, lo registra. Come ogni persona, attenta al divenire della vita, la osserva trascorrere. Guarda, non vede; a volte, spaventato, altre divertito, altre ancora incuriosito ed ogni situazione che ne cattura l'attenzione gli rimane dentro. Quando tenta di riproporre l'esperienza vissuta, inevitabilmente la interpreta.
È più o meno la stessa cosa che fa il giornalista che nel riferire un avvenimento lo tenta di leggerlo. L'artista, come il romanziere sale faticosamente un'altro gradino e dal fatto contingente trae lo spunto per riflettere sui temi universali, sui quali, da sempre l'umanità si confronta. Poi, dopo averlo elevato ad esperienza universale, come il poeta, sale un altro scalino ancora e lo proietta in una dimensione magica quasi che il fatto fosse accaduto solo in una dimensione atemporale dove parole ed immagini diventano altro.
Ma non vince nessuno: il giornalista riporta e commenta il fatto, il romanziere lo eleva ad esperienza universale, il poeta le trasforma in metafora. 
L'artista, quando ci riesce, fa tutte tre le cose.
 
 
Penso, ma cosa penso?
12 febbraio 2014
Concordo sull'impossibilità di definire cosa è o cosa non è arte in base a presunti rigore di linguaggio, chiarezza di concetti e rettitudine, ma semplicemente per il fatto che queste stesse definizioni richiederebbero, a loro volta, di essere ridefinite.. 
Se una cosa è, lo è anche per il suo non essere e fin qui non ci piove, ma nella lettura farlocca dell'opera d'arte da parte dell'avventore ingenuo/impreparato si trovano spesso palesi incrostazioni di usi e costumi del proprio tempo.. Quando non ci si mettono gli artisti stessi, o meglio gli pseudo tali, a dichiararsi mavericks ante litteram, senza peraltro fornirne motivazioni convincenti.
Penso, quindi sono.. essendo tutto quello che non sono, ma a cosa penso? 
E qui casca l'asino.
 
 
Un iPhone dura sei mesi, il vocabolario è per la vita
22 marzo 2014
Strumenti per comunicare non ci mancano, ma spesso non troviamo le parole..
 
 
L'Arte muta, ma mai muta.
27 marzo 2014
L’arte vera dichiara, proclama, suggerisce, afferma, propone, dettaglia, bisbiglia, grida, accenna, recita, declama, sussurra..
non tace mai.
 
 
Chi è senza dubbi scagli la prima pietra!
31 marzo 2014
Mai temere il dubbio, solo gli insicuri abbondano di certezze.
 
 
La Poesia
5 aprile 2014
(…) L’opera vera di poesia è quella che è arrivata in sé a distruggere il più possibile la parte della scimmia o del pappagallo o del robot. 
La poesia è viva in ogni anima, e possono essere anche labbra di un semplice ad esprimerla. Ma il sentirla e l’esprimerla sono due cose distinte, almeno l’esprimerla in modo che risulti, serbando l’originalità d’impronta di chi l’esprime, degna di qualche durata esemplare. Il vivente segreto della natura tanto più diversifica dalle altre ciascuna persona umana quanto più alle altre l’umano essere l’accomuni. Perchè dunque stupirsi che nell’opera duratura di poesia l’umanità si manifesti conservando tracce di quel mistero che è la sostanza stessa della poesia.
 
Giuseppe Ungaretti, 
(Missione del letterato 1947)